ASSEMBLEA CENTURINI: CON SEI SQUADRE NEL 2004!
ROBERTO DEL NOCE NUOVO CAMPIONE PROVINCIALE
1 | DEL NOCE Roberto | 2N | 4 |
2 | GRASSI Pietro | 1N | 3,5 |
3 | CARIDI Nicolò | 2N | 3,5 |
4 | ROVERSI Stefano | CM | 3,5 |
5 | SCHIAPPACASSE Marcello | 1N | 3 |
6 | ANTONELLI Cristian | 1N | 3 |
7 | BRENCO Marco | 2N | 3 |
8 | SANGUINETI Mauro | 2N | 3 |
9 | CECCHI Giuseppe | 1S | 3 |
10 | CROCI Luigi | 2N | 2,5 |
11 | VALENTINI Cesare | 3N | 2,5 |
12 | SUCCI Adriano | 2N | 2 |
13 | BAVOSI Mariano | 2N | 2 |
14 | BERTONI Ernesto | NC | 2 |
15 | SCARUFFI Giovanni | 2N | 1,5 |
16 | PIVOLI Andrea | NC | 1,5 |
17 | MANFREDI Vincenzo | CM | 1,5 |
18 | BERTOCCI Daniel | NC | 1 |
19 | PORCILE Giuseppe | NC | 1 |
DI LIBERTO: LE VITE CHE HO VISSUTO
Intervista a tutto campo al Presidente del Circolo
Scaccomatto: Sabato 13 c'è stata l'assemblea annuale del circolo. Il solito rito o qualcosa di più?
Di Liberto: Eravamo in 24, come al solito pochi soci, per dimenticanza o incuria, ma noi ci illudiamo che fosse per la grande fiducia nel consiglio direttivo... Diversi soci comunque erano giustificati perché hanno partecipato al concomitante torneo a Santa Margherita. Comunque non direi che sia stata una riunione rituale, liturgica. Da parte di diversi soci sono arrivate delle proposte interessanti per quanto riguarda la vita del circolo, a cominciare dall'informatizzazione o dall'organizzazione di serate di studio. Tutte cose fattibili. Certo noi nel cassetto abbiamo tanti progetti ma per attuarli dobbiamo allargare il quadro dei soci attivi che si assumono in prima persona delle responsabilità.
Scaccomatto: Quali sono i programmi per il 2004?
Di Liberto: L'iniziativa più
importante sarà innanzitutto quella di partecipare alle manifestazioni previste
per “Genova 2004”. Sarà un appuntamento unico, perché chissà fra quanti anni
Genova tornerà ad essere la città capitale europea della cultura. Parteciperemo
con la nostra forza culturale, perché noi siamo l'unico sport della cultura,
non dei muscoli. Pensiamo di porre un'altra pietra miliare nella storia più che
centenaria del Centurini. Quando io non ci sarò più e non ci sarete più neanche
voi speriamo che il Centurini continui a vivere e possa contare, tra le sue
varie cose da ricordare, anche su questa partecipazione a Genova 2004. Un
gruppetto di soci ci sta lavorando sopra e i risultati vedrete che non
deluderanno le attese.
Poi chiaramente
nell'assemblea si sono discusse anche le questioni inerenti la vita interna ed
è stato fatto un piccolo ritocco, dopo anni, alla quota intera sociale, portata
a 110 euro.
Scaccomatto: Cosa rappresentano gli scacchi per te?
Di Liberto: Non solo gli scacchi sono una disciplina straordinaria ricca di risvolti agonistici, ma sono anche un enorme stimolo educativo per i ragazzi e un'enorme consolazione per i vecchi. Noi vediamo che abbiamo pensionati che vivono per gli scacchi, vengono al circolo tutti i pomeriggi, stanno tre o quattro ore e poi vanno a casa contenti. Questo aggredire la vita con un gioco è l'elisir per una lunga vita.
Scaccomatto: Siamo a dicembre ed è tempo di bilanci.
Di Liberto: Quest'anno è stato un anno
particolarmente fortunato. Prima di tutto credo che la cosa più importante sia
stata la vittoria nel campionato a squadre per corrispondenza. Abbiamo organizzato
a Genova e con successo la prima fase della massima serie del campionato a squadre,
in cui gioca la nostra prima squadra. C'è stato il Festival internazionale al
Ducale, mai come quest'anno così ricco di iniziative collaterali e riscontri
di immagine.
Poi un altro aspetto, oltremodo positivo, ha segnato
quest'anno che sta per passare: la grande affluenza di giovani che c'è stata al
circolo, l'allargamento della base degli iscritti, dovuto certamente al
prestigio del Centurini e a quello che facciamo ma anche credo a due fattori:
l'eccellente lavoro, svolto con grandissima competenza e passione, da Enrico
Gardini con il nostro sito internet, che mi risulta sia visitato da centinaia
di persone ogni giorno; e poi la nuova scuola di scacchi alla Fondazione Assarotti,
curata dai nostri soci Rivara e Nanni, che sta dando degli ottimi risultati e
raccogliendo parecchie iscrizioni.
Scaccomatto: Sarebbe impossibile qui ricordare tutti i giocatori del circolo. Me ne ricordi tre per tutti, Guido, Di Paolo ed Eugenio Buzzoni?
Di Liberto: Con piacere, Flavio Guido è
stata una meteora che speriamo che continui ancora, perché è nato
scacchisticamente nel nostro circolo, aveva 14 o 15 anni quando è venuto,
adesso ne ha più di 40. Quindi è proprio una delle vecchie colonne del circolo
che ha dimostrato tutto il suo grande talento, arrivando, nonostante il suo
lavoro (è ingegnere e ha molto da fare) a raggiungere due norme di maestro
internazionale. Quindi è di una sicurezza assoluta.
Di Paolo è stata una cosa incredibile perché fino a
qualche anno fa era un giocatore buono ma non eccelso, adesso è diventato un
grandissimo giocatore. Vuol dire che dentro di sé ha certe caratteristiche.
Una, importantissima, è la memoria visiva, non dimentichiamo che Raffaele
riesce a fare 7-8 partite alla cieca contemporaneamente e riesce a vincerle (a
perderle sono capaci tutti!). Secondo me è uno strepitoso esempio di valore
scacchistico, anche quest'anno era alla finale del campionato italiano.
Eugenio Buzzoni: è straordinario per un ragazzo di
quella età. Secondo me diventerà molto presto maestro internazionale, se
continua con questo ritmo e con questa passione. Intanto sarà in prima
scacchiera nella nostra squadra “verde” che giocherà nel campionato italiano a
squadre under 16.
Scaccomatto: Quando sei diventato presidente del circolo?
Di Liberto: Guarda, si perde nella notte dei tempi. Sono diventato presidente del Centurini, dopo essere stato Presidente degli Amatori, in occasione di una grande assemblea congiunta dei due circoli, che incredibilmente erano separati. Io e il vecchio candidato maestro Vanni, un affezionatissimo del Centurini, avevamo indetto nel 1978 in una sala neutra di un club di piazza Rossetti un'assemblea in cui io proposi la fusione dei circoli, che fu accettata all'unanimità. Non ci fu uno che non alzò la mano. Credevo di avere fatto un'opera meritoria per i circoli di Genova, ma ecco che subito dopo è rinato un piccolo circolo degli Amatori… Ma non c'è dubbio che da quel momento il Centurini, che aveva allora solo una decina di soci, abbia raggiunto, non grazie a me ma alla collaborazione di tutti e dei direttivi che si sono alternati, la posizione attuale, ormai di sicuro prestigio.
Scaccomatto: In questi anni quali sono stati i momenti più brutti?
Di Liberto: Ce ne sono stati. Per esempio dopo due o tre anni che eravamo lì in piazza Giustiniani eravamo quasi disperati perché il fitto era molto caro e ci volle proprio una grande forza di resistenza per superare i momenti duri. Mi ricordo che qualcuno diceva: “Stiamo i primi anni e poi chiudiamo tutto”. Io invece non me la sono sentita di smettere, anche perché con lo spirito imprenditoriale che ho sempre avuto ho detto: “No, bisogna superare gli ostacoli”. Adesso siamo in una situazione tranquilla.
Scaccomatto: A proposito di momenti brutti, recentemente c'è stata la scomparsa di Antonio Cuva.
Di Liberto: Lo ricordo personalmente con grandissima stima e affetto perché secondo me era un uomo ancora di vecchio stampo, educatissimo, elegantissimo, molto affettuoso, con una carica di humour notevole. Si sedeva lì, guardava le partite, giocava lui stesso e per fortuna è rimasto di lui questo detto del “pedone di Cuva”. Lo abbiamo chiamato così perché lo spingeva con due dita leggermente, perché aveva sempre paura di fare un errore. Era un uomo straordinario, in gamba, al quale io ero tantissimo affezionato.
Scaccomatto: Hai parlato di spirito imprenditoriale. ci può essere una analogia tra il gioco degli scacchi e le capacità di un imprenditore, nell'elaborare il piano, la strategia?
Di Liberto: Effettivamente c'è qualcosa
di affine tra gli scacchi e l'imprenditoria, non tanto come risultati ma come
programmazione.
Certo se tu diventi un imprenditore devi fare dei
calcoli prima molto bene e non è detto che, se anche i calcoli sono giusti, ti
vada bene. Io sono stato particolarmente aiutato in questo in quanto ero
imprenditore con mio fratello. Eravamo due fratelli che si volevano molto bene,
lui aveva proprio la stoffa dell'imprenditore, infatti il progetto tecnico
dell'azienda l'ha fatto lui. E il bello della nostra avventura, che è finita un
po' tragicamente a causa della sua morte, dopodiché io ho ceduto l'azienda, è
stato che noi non abbiamo sborsato una lira: abbiamo offerto la nostra idea
alla Regione Sardegna, che stava cercando di industrializzare la parte nord
della Sardegna. Il progetto, dopo lunghe analisi, è andato a buon fine e quindi
abbiamo avuto un credito da parte della regione sarda che, naturalmente, per
garantirsi era entrata nell'azienda col 40%. L'azienda si chiamava
Giason-Plason, avevamo anche una rappresentanza di un'azienda israeliana (la
Plason). Avevamo 5 anni di tempo per riscattare le quote della regione allo
stesso prezzo di partenza, ma dopo tre anni l'azienda andava così bene che
abbiamo riscattato tutto. Quando siamo andati a Cagliari per firmare l'assegno
di riacquisto delle nostre azioni mi tremavano le mani (erano 300 milioni di
allora…). Però tutto è andato bene. Morto Marco, sono andato avanti ancora 5 anni,
poi ho ceduto l'azienda, che era in perfette condizioni, mentre invece adesso i
nuovi acquirenti l'hanno fatta fallire…
Scaccomatto: So che anche tuo fratello Marco era scacchista, mi ricordo di aver letto un suo articolo relativo ad un torneo internazionale su un numero del “Lavoro” del 1947!
Di Liberto: Lui prima ha fatto il partigiano, poi il giornalista del “Lavoro”, quando era il giornale di Sandro Pertini. Marco era appassionatissimo anche di scacchi. Quando si parla di scacchi si parla di “sport dell'intelligenza”, beh io dico che non è vero, nel senso che, certo, l'intelligenza ci vuole, ma per esempio mio fratello si laureò a 19 anni in lettere eppure era un giocatore modesto di seconda categoria. Quindi negli scacchi ci sono molte componenti, che certo li rendono magnifici, ma se fosse solo una questione di intelligenza tutte le persone più intelligenti sarebbero campioni, invece non è vero. Ci sono uomini di modesta intelligenza che ottengono buoni risultati grazie alla loro grande memoria visiva.
Scaccomatto: Tu sei stato per lunghi anni anche musicista professionista.
Di Liberto: Ti spiego anche questa:
studiavo medicina, ma non per una vocazione ma perché durante la guerra gli
studenti di medicina avevano diritto a non andare al fronte, tanto più che era
una guerra che non sentivo assolutamente, perché era la guerra di Mussolini,
prova ne sia che poi ho fatto il partigiano.
Quindi mi sono iscritto per convenienza, se non che
suonavo già il pianoforte da bambino, ho iniziato a imparare a 4 anni da una
mia zia, ed ero molto amante del jazz. Infatti subito nel dopoguerra sono
diventato il pianista ufficiale dell'Hot Club di Genova con cui tra l'altro ho
suonato vicino a Ginevra, invitato da un club svizzero. Siamo stati la prima
orchestra italiana di tutti i generi che ha varcato i confini nel dopoguerra,
alla fine del 1945. Questo è scritto anche sui libri di jazz. Poi ho vinto un
referendum per pianisti jazz che aveva indetto la rivista “Jazz” e allora ho
cominciato a guadagnare, se pure non moltissimo, ma più di quello che avrei
guadagnato a fare il medico. Poi, messa sulla bilancia la passione per la
medicina, che era zero, e quella per il jazz, che era 100, era facile
scegliere...
Siccome di jazz non si viveva in Italia, ho fondato
un complesso commerciale, si chiamavano i “Dandies”, che ebbero un ottimo
successo. Abbiamo inciso centinaia di dischi, siamo andati anche a suonare alla
ITV di Londra, nel Sunday Spectacular. A quel punto ho detto basta, sono
arrivato fin qui e di più non posso fare, anche perché a livello commerciale
poi le mode passano.
Scaccomatto: Ma è vero che hai suonato anche alla corte dello Scià di Persia?
Di Liberto: Certo, sono stato nove mesi alla corte dello Scià di Persia. La faccenda è nata così: io suonavo a Beirut con la mia orchestra nel migliore locale della città, un cabaret straordinario che si chiamava “Elephant Noir”, e in quel periodo lo Scià e sua moglie Soraya erano stati invitati da un riccone libanese, un certo Gaetani che aveva un'industria, per passare qualche giorno nella sua villa tra i cedri. Noi eravamo il complesso più conosciuto nella città, dove suonavamo si poteva entrare solo se si prenotava champagne. Siamo andati a suonare nella villa per lo Scià e una trentina di invitati. A Soraya, donna estremamente affascinante, piacque molto la nostra musica. Si avvicinò e mi disse: “Verrebbe a suonare da noi a corte?”. Potevamo andare alle condizioni decise da noi. E io chiesi: “per quanto tempo?” Lei: “Quanto vuole”. “Va bene per nove mesi” “Benissimo!” Fu una cosa indimenticabile, era il 1958, andammo l'inverno dopo. Sparammo una cifra astronomica, eravamo alloggiati nel migliore degli alberghi di Teheran. Era il Vanak, uno della catena degli hotel dello Scià, noi eravamo andati con le nostre mogli, io avevo la mia Lella. C'era quella tale raffinatezza che si trova solamente in oriente, tanto che ogni mattina la governante chiedeva alle signore di che colore volevano le lenzuola alla sera. E mia moglie che era una triestina molto pratica diceva: “Guardi io le vorrei color fucsia” “Fucsia? qu'est ce que fucsia?” era l'immancabile risposta. Siamo stati lì nove mesi, ma quando siamo arrivati abbiamo trovato Fara Diba perché nel frattempo lo scià aveva divorziato da Soraya. E posso dire, a mio giudizio personale, che ho trovato una differenza abissale tra queste due donne: Soraya era una vera principessa, una donna affascinante, mentre l'altra era diversa.
Scaccomatto: Molti scacchisti sono anche musicisti.
Di Liberto Sì, negli ultimi anni ho fatto spesse volte il campionato mondiale di scacchi over 60, ho conosciuto bene Taimanov. Questo campionato si svolgeva quasi sempre in Germania ed era una cosa stupenda perché c'erano anche degli ex campioni del mondo, come Smyslov; Taimanov una volta fece anche un concerto in una giornata libera, un bravissimo pianista. In un'altra giornata libera anche io ho fatto un concertino di jazz, è stato molto bello.
Scaccomatto: Una cosa in comune tra gli scacchi e la musica è sicuramente il fattore tempo…
Di Liberto: Senza alcun dubbio: direi anche che per suonare uno strumento, come per esempio il pianoforte, soprattutto per quanto riguarda la musica jazz, ci vuole una grande capacità di improvvisazione, una capacità di coordinamento, il cervello mentre suona un pezzo elabora un altro pezzo sulla stessa armonia. Per chi non suona jazz sembra una cosa assurda, incompatibile, incomprensibile ma per chi lo suona è cosa naturale. Infatti c'era il grande pianista Gulda, l'unico pianista classico che facesse anche jazz che diceva: “Molti dei miei colleghi concertisti odiano il jazz perché non sono capaci a farlo”. Questa è una grandissima verità, il jazz o ce l'hai dentro o non lo puoi mai imparare.
Scaccomatto: Da quello che capisco mi sembra che il tuo grande amore sia sempre la musica.
Di Liberto: Infatti ancora adesso che sono in pensione, che non ho più l'industria mi diverto a fare dei concerti, non certo in grandi teatri, ma in club privati come gli Amici del Carlo Felice o il Circolo degli Ufficiali. Mi diverto anche e poi faccio un mucchio di cassette per gli amici (questo mi costa un patrimonio…).
Scaccomatto: Hai vissuto tre vite, hai fatto tantissime esperienze.
Di Liberto: Tre vite straordinarie, infatti se io potessi dettare un epitaffio per la mio tomba, speriamo il più tardi possibile, direi: “Era un uomo fortunato e sapeva di esserlo”. Sono nato non benestante ma in una famiglia borghese, mio padre era professore di scienze naturali e fisica, morì a 43 anni, quando non c'erano ancora le pensioni, non c'era niente. Abbiamo patito realmente la fame. Io, mio fratello e mia mamma. Poi ci siamo arrampicati nella vita, evidentemente siamo stati fortunati ma in questo caso la fortuna ce la siamo creata. Io ho sempre detto che nella vita la fortuna non esiste, ma che può esistere la sfortuna. Se uno fa il pittore e perde le mani… ma la fortuna non esiste.
Scaccomatto: Com'è cambiato il mondo di oggi…
Di Liberto: Per quanto riguarda i costumi, non sono uno di
quelli che dicono che “ai miei tempi era meglio”, assolutamente no. Ai miei
tempi, anzi, c'era molta più ipocrisia, i bambini non potevano sapere certe
cose, ecc. Quello che è cambiato molto è il modo di vivere della comunità,
allora era migliore. Oggi c'è molta più indifferenza ed egoismo. Conosco molto
bene l'Europa, dove ho viaggiato per più di 30 anni prima come musicista e poi
come imprenditore: beh, posso garantire che l'Italia, dal punto del
comportamento sociale, è l'ultima. Naturalmente parlo di comportamento, non di
intelligenza, prova ne sia che i nostri ricercatori sono i migliori del mondo.
Ma quello che disturba è la vita sociale, la tendenza al continuo adattamento,
al compromesso deteriore, mi dà fastidio, ci sono troppe persone che, quando
vedono un interesse per se stessi, passano sopra, non solo all'etica, ma
talvolta anche al codice civile e penale.
A me piacciono quei paesi dove nessuno mente a nessuno. In Danimarca, Svezia o
Norvegia è difficile trovare persone che mentono al fisco, in famiglia o agli
amici. Porto un piccolo esempio personale: una volta ero a Stoccolma in un
ristorante con il mio agente svedese, che aveva già l'età per avere vissuto la
guerra, che loro non hanno fatto perché erano neutrali. Io gli dicevo. “Ma cosa
vuoi parlare, Klaus, della guerra, voi non l'avete vissuta!” “Hai ragione ma io
ho sofferto moltissimo perché io sono un grande fumatore e le sigarette erano
razionate”. Gli ho chiesto: “Ma quante ne davano?” “Il governo passava 10
sigarette al giorno per tutti gli svedesi maggiorenni che dichiarassero di
essere fumatori”. E io da italiano onesto, ma sempre italiano: “Ma tu non eri
sposato?” E lui rispose. “Sì, ma mia moglie non fuma”. Sono così. Conosco anche
certe situazioni famigliari: casi di tradimenti della moglie e del marito, la
prima volta che tradiscono il primo a saperlo è il coniuge. Poi ne discutono.
Scaccomatto: L'impegno civile ha sempre fatto parte della tua famiglia.
Di Liberto: Ancora adesso faccio la mia piccola parte, ma l'abbiamo sempre fatta io e mio fratello, sin dai tempi della guerra e abbiamo rischiato in prima persona.
Scaccomatto: Come è successo?
Di Liberto: È successo che nel 1944 mio fratello Marco, all'età
di 24 anni, insieme a un suo caro amico, che vive tuttora, avevano messo su un
gruppo antifascista e, durante la guerra, in casa mia si stampavano le copie
dei manifestini. Poi loro facevano azioni non violente di propaganda, per
esempio insieme ad altri ragazzi andavano nei depositi dei tram con la vernice
a tracciare scritte inneggianti la libertà.
Una volta sono stati beccati dalle brigate nere, sono scappati tutti tranne un
ragazzo, Beppe Croce, che purtroppo ci ha rimesso la vita e fu appeso da quei
mascalzoni sulla piazza di Sestri. Di punto in bianco in una notte Marco, per
paura che qualcuno avesse parlato sotto tortura, partì come partigiano. Siccome
vivevamo con mia mamma, le dicemmo per tranquillizzarla, che lui, siccome era
già laureato e aveva insegnato al Cassini come professore, era andato a
insegnare in un liceo di Cassano Magnago, un paesino che avevamo scoperto a
caso. Dopo tre giorni le brigate nere sono venute in casa nostra, dove non
c'era ancora la luce elettrica perché la casa dove abitavo prima era stata
bombardata e ci eravamo trasferiti in via Bernardo Strozzi. Quella fu la nostra
grande fortuna perché io avevo delle copie che avevo lasciato ingenuamente sul
tavolo, ma loro con le pile cercarono dappertutto meno che sul tavolo, se no a
quest'ora non sarei qui a raccontarlo! Erano dodici sgherri della banda
Criscuoli di Sampierdarena, una banda talmente atroce che il giorno dopo la
liberazione sono stati tutti impiccati. Mi chiesero: “Dov'è quel delinquente di
tuo fratello?” Io sapendo che non c'era dissi: “Io non ho niente a che fare con
mio fratello, sono un italiano, un fascista, lui è a Cassano Magnago dove
insegna in una scuola”. Ovviamente non era vero, ma mia mamma credeva che lo
fosse, così mi urlò, prima di svenire: “Disgraziato gli hai detto dov'è tuo
fratello”. La scena fu talmente credibile che ci salvò perché loro dissero:
“Non ti muovere di qui, torneremo”.
Naturalmente fuggimmo subito, portai mia madre da dei parenti e io me ne scappai.
CAMPIONATO ASSOLUTO:
SPARTACO SARNO CAMPIONE ITALIANO 2003
C'ERA ANCHE DI PAOLO
Campionato italiano assoluto 2003 (10 finalisti): 1° Sarno 6.5; 2° Contin 6; 3°-4° Cacco, Rossi 5.5; 5°-7° Cocozza, Castaldo, Di Paolo 4.5; 8° Mola 3.5; 9° Braschi 2.5; 10° Aldrovandi 2.
CONTIN – SARNO
1.e4 d6 2.d4 Cf6
3.Cc3 g6 4.Cf3 Ag7 5.Ae2 00 6.00 c6 7.a4 a5 8.Af4 Ca6 9.Dd2 Cb4 10.Ah6 e5 11.Tad1
Dc7 12.Ag7 Rg7 13.Ce1 Ae6 14.f4 ef4 15.Df4 De7 16.g4 Tae8 17.Af3 Ac4 18.Tf2 Cd7
19.b3 Aa6 20.Cg2 c5 21.dc5 dc5 22.Cd5 Cd5 23.ed5 De5 24.Dd2 b6 25.d6 c4 26.Ac6
Td8 27.bc4 Ac4 28.Te1 Dc5 29.Ad7 Td7 30.Ce3 Ae6 31.Cf5 Af5 32.gf5 Td6 33.Df4
Tf6 34.Te5 Dd6 35.Td2 Dc7 36.Dd4 Td8 37.Dd8 De5 38.Td5 De3 39.Rg2 Dg5 40.Rh1
Dc1 41.Td1 Dc2 42.fg6 De4 0–1
GRAND PRIX: FLAVIO GUIDO CAMPIONE 2003
CON UN TURNO DI ANTICIPO
1° | GUIDO Flavio | MF | 6,5 |
2° | PERISSINOTTO Claudio | CM | 6 |
3° | BADANO Giancarlo | 1N | 5 |
4° | FOSSATI Remigio | CM | 5 |
5° | CAROSSO Andrea | CM | 4,5 |
6° | SHABAN Abdelgawad | CM | 4,5 |
7° | COGLIANDRO Santo | 2N | 4,5 |
8° | MAIORI Nicola | 1N | 4 |
9° | AVOLIO Guido | CM | 4 |
10° | BERNI Mauro | CM | 4 |
11° | BAVOSI Mariano | 2N | 4 |
12° | RIVARA Massimo | CM | 4 |
13° | BUZZONI Eugenio | 2N | 3,5 |
14° | CAPUTI Giuliano | 2N | 3,5 |
15° | DI LIBERTO Giorgio | CM | 3,5 |
16° | SOLISIO Claudio | 2N | 3,5 |
17° | FISCHER Stefano | 2N | 3 |
18° | ATTEO Domenico | 2N | 3 |
19° | FAZZUOLI Moreno | 1N | 3 |
20° | GUIDO Giuseppe | 1N | 3 |
21° | BUZZONI Marco | NC | 3 |
22° | PAGANETTO Ivano | 1N | 2,5 |
23° | MARTINO Bruno | NC | 2,5 |
24° | SABBA Giorgio | 3N | 2,5 |
25° | DEL NERO Ezio | 2N | 2 |
26° | BADINO Luciano | NC | 2 |
27° | RIVARA Marta | NC | 1 |
28° | BOFFANO Alberto | NC | 0,5 |